A che punto è il romanzo?

Il mese scorso abbiamo chiesto a un nutrito gruppo di studenti di Letterature comparate, ma anche ad alcuni affezionati colleghi e amici, di rispondere al quesito molto semplice che strilla sulla copertina di questo opuscolo. Abbiamo cioè invitato ciascuno a individuare un’opera narrativa, o una costellazione di opere narrative, capace in qualche modo di restituire lo stato dell’arte e le direttrici fondamentali di quello che qualcuno chiama «il romanzo circostante». Il compito – che serviva a riconoscerci, a misurare e mettere in comune le risorse, a indicare delle strade percorribili – era di scrivere una cartella e di ritrarre, in fotografie più o meno elaborate e originali, il libro eletto. Il solo vincolo era di natura cronologica: che fosse uscito nel terzo millennio. Per quanto contenute nello spazio angusto di una cartella ed espresse nella forma quotidiana e familiare di un post in un “gruppo chiuso” Facebook, le risposte dei nostri osservatóri ci sono parse così serie e intelligenti da meritare una diffusione più ampia. Testimonianza vivente di un impegno e di uno slancio che ci confortano e ci spronano, il dossier volutamente non selettivo che pubblichiamo è soprattutto lo specchio di una generazione che viene spesso descritta come disattenta o devota unicamente a forme più “contemporanee” e forse meno impegnative di narrazione (dalle serie TV al videogame); e che invece legge, pensa, si emoziona, che vive la letteratura con passione, ma sa anche guardarla in modo obliquo e critico, interpretandola e perfino storicizzandola. Quella che offriamo ai nostri lettori è così, prima ancora che un’inchiesta, una sorta di mappatura naturale e corale, in cui le voci non sono per il momento ancora ben distinte eppure, a ben guardare, è già possibile cogliere nodi e reti, addensamenti, clusters (per ricorrere ai termini ai quali ci ha abituato la ricerca quantitativa di un critico che amiamo molto). Scorrendo le pagine di questa raccolta, spontaneamente assemblata da Marianna Scamardella e confezionata, con editing scrupoloso e discreto, da Nicola De Rosa, un dato appare già evidente: l’ecosistema transmediale nel quale siamo immersi, la serialità televisiva e gli audiolibri, il magmatico universo dei social, non sembrano aver scalfito il potere simbolico e attrattivo del romanzo, che oggi appare, anche allo sguardo di lettori ventenni, vivo e vegeto. Non è certo la pietra filosofale, ma è quantomeno la pietra fondativa del nostro Osservatorio sul romanzo contemporaneo, che naturalmente non è il primo né sarà l’ultimo (a Trento ne era attivo uno glorioso, fino a qualche anno fa); e che è adesso pronto a partire, sull’abbrivo di quella domanda e di queste risposte. Ci siamo incontrati una prima volta nell’ottobre scorso, finalmente tutti “in presenza” (espressione che fino al marzo 2020 era puro nonsense), nell’Aula Piovani, uno degli spazi ritrovati del Dipartimento di Studi Umanistici della nostra Università, la Federico II. A dire il vero l’interrogativo sullo stato della forma romanzo ce l’eravamo posto già un paio di anni fa: quando, appena concluso il primo ventennio del nuovo millennio, ci era sembrato necessario fare il punto sui molteplici e spesso sorprendenti sentieri attualmente battuti dal “principe dei generi letterari”. L’emergenza sanitaria ha poi travolto tutti i nostri progetti, facendo apparire ancora più urgenti altri percorsi che ci aiutassero a tenerci a galla in un tempo di attesa e di distanza (Nel contagio, 2020; Cablas, 2021). E ora? Abbiamo immaginato un seminario lento, articolato in fasi, che preveda, in continuità con la tradizione dell’Opificio di letteratura reale, almeno tre contraintes: il lavoro di squadra, l’allestimento di schede (modellate su quelle raccolte nell’opera Il romanzo in Italia, Carocci 2018), il coinvolgimento di studiosi di diverse generazioni ed esperienze: proprio a cominciare da tutti coloro che ci hanno accompagnato nell’avventura “eutopica” di dieci anni fa. Avremmo potuto muovere da una scrupolosa ricognizione critica, che desse al gruppo di volenterosi adepti le coordinate per orientarsi in un territorio scivoloso come quello della contemporaneità: i molti importanti studi dedicati al destino della forma romanzo negli ultimi decenni ci avrebbero guidati nell’avvicinamento alla materia incandescente che ci ripromettiamo di indagare (un tragitto simile, procedente da una solida bibliografia teorica studiata e condivisa collettivamente, lo avevamo peraltro già sperimentato nelle Approssimazioni del progetto incentrato sulla Borghesia). Abbiamo però deciso, questa volta, di partire da un diverso grado zero – o ground zero, se si pensa al valore emblematico rivestito dall’11 settembre in ogni riflessione del nostro tempo sulle sorti del mondo e della cultura – da intendersi come una sorta di riscaldamento pre-partita; ma da intendersi anche come un invito, rivolto a chi più o meno casualmente leggerà queste pagine, a parteciparvi e a fare il proprio gioco.

Napoli, 21 novembre 2021

Francesco de Cristofaro
Elisabetta Abignente

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